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Vecchie immagini di storia di Mestre

[APPROFONDIMENTO] – La Sortita di Marghera

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Incisione dell’epoca raffigurante i contingenti veneziani a presidio del conquistato Forte di Marghera (loc. attuale San Giuliano, mentre l’attuale Marghera prendeva il nome di Bottenigo).

Il 22 marzo 1848, mentre nei generali moti insurrezionali risorgimentali la popolazione di Venezia, insorta, occupava l’Arsenale e proclamava la Repubblica di San Marco con a capo Daniele Manin e Niccolò Tommaseo, gli abitanti di Mestre, con l’aiuto dei lavoratori della ferrovia, costrinsero la guarnigione austriaca a cedere la fortezza di Marghera.

Nel giugno 1848, però, l’esercito austriaco, vittorioso sul fronte occidentale contro le forze del Regno di Sardegna, si volse contro la repubblica di Manin. Accampatasi a Mestre, l’armata asburgica strinse d’assedio Marghera (San Giuliano) ed il suo Forte, dove erano asserragliati 2500 patrioti, in gran parte volontari provenienti dalle più disparate regioni d’Italia. Per questo ha senso parlare di contingente ITALIANO.

Il 27 ottobre del 1848, all’alba, Antonio Olivi a capo di 2000 uomini (I battaglione “Italia Libera”) attaccò gli austriaci a San Giuliano, ricacciandoli verso Treviso.

Si ricongiunse con circa 1500 patrioti mestrini in piazza Barche e si diresse quindi verso il ponte della Campana, unico accesso per la piazza Maggiore e per il centro cittadino.

Qui dovette affrontare la difesa austriaca, forte di quattro cannoni, di posizioni difensive nelle case vicine e nell’attiguo campanile e l’uso di “mitragliatrice” (o meglio l’uso delle “bombe a mitraglia”, con effetti similari).

Sortita_di_Mestre_il_27_ottobre_1848

Le fasi cruciali della battaglia presso il Ponte della Campana in via delle Muneghe verso l’accesso sud della Piazza.

Dopo tre assalti respinti, gli “italiani” (veneziani con l’appoggio di patrioti di altre città) presero possesso delle case sulla via delle Muneghe (poi via Poerio, dal nome del poeta napoletano lì deceduto per le ferite riportate) per contrastare il fuoco proveniente dalle case requisite dagli austriaci, ed al quarto assalto misero in fuga i soldati croati.

Gli austriaci ripiegarono sul ponte delle Erbe per permettere al comando di lasciare la Torre civica.

La battaglia si concluse vittoriosamente per i veneziani, ma Antonio Olivi fu tra i caduti.

L’operazione ebbe però effetti solo temporanei: rioccupato il borgo, gli austriaci si apprestarono a schiacciare la resistenza del forte, stringendolo d’assedio con un’armata di quasi 30.000 uomini al comando del generale Haynau e martellandolo duramente con l’artiglieria, sino a che il 27 maggio le truppe asserragliate abbandonarono la posizione ritirandosi verso Venezia. Questa, ormai protetta solo dalle acque della laguna, stretta da terra e dal mare e vulnerabile ai tiri dell’artiglieria austriaca, capitolò infine il 22 agosto 1849.

A ricordo di tali eventi, a Mestre affacciandosi sul ponte delle Erbe è visibile una palla di cannone tumulata nel muro dal mestrino Luigi Rallo (1811-1883), che visse i fatti del 1848/49 in prima persona, essendo il titolare dello storico negozio di colori lì ospitato sin dal 1848 (e con ternine nel 1943), proprio nell’attuale edificio in cui il proiettile è murato la si vede – nella facciata dalla parte del fiume – di una casa all’angolo tra il ponte e l’attuale via Daniele Manin.

STORIA-palla-di-cannone-dal-ponte

Fatti, date e persone ricordati nell’odierna toponimia mestrina:

– Via Antonio Olivi

– Piazzetta XXII Marzo (1848)

– Piazza XXVII Ottobre (1848)

– Via Daniele Manin

– Via Nicolò Tommaseo

– Via Alessandro Poerio

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