Mestre Antica

Vecchie immagini di storia di Mestre

Storia di Mestre (in 500 parole)

Secondo la leggenda Mestre sarebbe stata fondata da Mesthle, figlio di Pilemene, re di Paflagonia, sfuggito alla distruzione di Troia e sbarcato nella grande selva Fetontea, foresta che ricopriva la pianura padana sino al mare.

Mestre è sicuramente insediamento paleoveneto, risalente a 3000 anni fa. Con l’invasione romana diventa Castrum, cioè accampamento fortificato, che si racconta costruito dal centurione Mestrius.

Il “castelvecchio”, così era chiamato, sorgeva nell’area oggi occupata dai ruderi dell’ex Ospedale. Il castello venne distrutto sicuramente da Attila nel 452 e riedificato verso est, nel 1000, con numerose torri, di cui oggi ne rimane una superstite, la torre dell’Orologio. Il perimetro delle mura misurava più di un chilometro. Intorno vi erano i borghi medievali di San Lorenzo e dei mercanti Tedeschi (questo fuori della porta della Torre Belfredo, detta anche Borgo della Salute). Antiche le chiese di San Girolamo, entro le mura, e di San Rocco, fuori le mura. Il castello era posto a difesa del Porto di Cavergnago, sul fiume Muson (Musone), un porto attivo prima che sorgesse Venezia.

La Magnifica Comunità Mestrina, retta da un Consiglio civico, inizialmente era legata a Treviso e poi a Venezia, e governava un vasto territorio, composto da molte “regole” o “ville”: Chirignago, Pirago, Parlan, Brendole, Zelo, Zelarino, Trivignano, Asseggiano, Tarù, Salvanese, Carpenedo, Favaro, Campalto (San Martito in Strata), Tessera, Terzo, Paliaga, Dese; Spinea, Crea, Rossignano, Orgnano, Martellago, Maerne, Cappella di Scorzè, Peseggia, Mogliano, Zero Branco, Bonisiolo, Zerman, Marcon, Gaggio, Quarto di Altino (San Michele del Quarto).

In Mestre fiorirono Confraternite (celebre quella di Santa Maria dei Battuti con la sua Scuola o Scholetta ed il suo ospedaletto, odierna Casa di Riposo), un Collegio notarile, mercati, un banco dei pegni; presenti gli Ebrei nel ghetto del Pirago o Piraghetto (Pira-ghetto).

Debbono essere ricordati: l’occupazione di Ezzelino da Romano (1245-1250), di Cangrande della Scala (XIV Secolo), i vani assalti dei Carraresi del 1400, ed il tragico 30 settembre 1516, nel quale Mestre, fedele a Venezia, venne messa a ferro e fuoco dalle truppe spagnole e tedesche della lega di Cambray.

Con la pace serenissima, durata 3 secoli dal ‘500 all”800, Mestre diventa celebrato luogo di villeggiatura. Vengono costruite splendide ville (Erizzo, Querini, Zajotti, Malvolti, Tivan, Berchet, Ivanchich, Papadopoli, Raspi, Bisacco-Palazzi, Draghi, ecc.) ed un grande teatro, il Balbi, in località Barche, di cui oggi rimane solo la facciata. Carlo Goldoni nella sua “Cameriera brillante” paragona Mestre ad una piccola Versailles (“A Mestre se fa cosazze”).

Nel 1800 ritorna la guerra. I Francesi prima e gli Austriaci poi costruiscono il sistema dei forti: principale quello in località Marghera, l’odierno Forte Marghera.

Il 22 marzo 1848 la Guardia civica di Mestre lo occupa, insorgendo al fianco di Venezia. Alla guida della rinata repubblica di Venezia è un avvocato che ha esercitato per anni la professione a Mestre, Daniele Manin. Il 27 ottobre dello stesso anno Mestre è scenario della celebre sortita di Forte Marghera. Si combatte gloriosamente al ponte della Campana e in Piazza Ferretto.

Nel 1866 il Comune di Mestre è uno dei Comuni dell’Italia unita, come lo sono i comuni di Favaro, di Chirignago e di Zelarino. In particolare Mestre si fregia del titolo ufficiale di Città d’Italia e sul suo gonfalone brilla la medaglia d’oro per i fatti del ’48.

E’ il Comune di Mestre nei primi anni del ‘900 a dare alla città un assetto urbanistico ancora riconoscibile: apre Viale Garibaldi, la via Piave, costruisce il ponte sul Marzenego di via Colombo, che conserva sui pilastri lo stemma dell’antico Comune; sorgono il Teatro Toniolo e la galleria omonima.

Nel 1917 il Comune di Venezia ottiene dal Governo di poter espropriare al Comune di Mestre la zona dei Bottenighi, sulla quale nasce Porto Marghera. Mestre sarà in seguito travolta da un rapido e disordinato sviluppo, sottratto alla guida e al controllo dei suoi abitanti: viene infatti privata (con Favaro, Chirignago e Zelarino) nel 1926 dell’autonomia comunale e solo per pochi giorni, nella primavera del 1945, torna a essere Comune autonomo ad opera del Comitato di Liberazione locale.

Lo stemma della citta nel Medioevo portava nei quarti superiori il colore rosso di Treviso e nei quarti inferiori bianchi le iniziali CM Communitas Mestrensis. Al colore rosso era poi subentrato l’azzurro della Serenissima, con il leone; le lettere CM erano state sostituite da quelle del titolo conferito a Mestre dal Senato veneziano per l’eroica resistenza durante la lega di Cambray: Mestre Fedele. Dal 1866 lo stemma è sormontato dalla corona turrita d’Italia.

Piero Bergamo

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